Cervicale e Vertigini
Cervicale e Vertigini, un binomio micidiale!
Alzi la mano chi almeno una volta non ha sofferto di dolori al rachide cervicale sperimentando un dolore invalidante e altamente fastidioso che diventa insopportabile quando parliamo di cervicale e vertigini associate.
Quando un paziente è affetto da cervicale e vertigini è fondamentale individuare e diagnosticare le cause che possono determinare questo disturbo cervicale.
Quali sono gli esami da eseguire per diagnosticare questo tipo di disturbo cervicale?
E’ bene rivolgersi ad un medico ortopedico per diagnosticare la causa di una cervicalgia a cui sono associate le vertigini. Si eseguono generalmente una radiografia del rachide cervicale ed eventualmente una risonanza magnetica per osservare la condizione dei dischi intervertebrali e la presenza di ernie o protusioni.
Quali sono i sintomi di cervicalgia e vertigini associate?
Le cause che possono portare all’insorgenza di una sintomatologia cervicale con associate vertigini sono molteplici ma vanno inizialmente suddivise in 3 fasce:
- Cause Traumatiche come ad esempio il colpo di frusta
- Cause Posturali: Mal posizionamento ripetuto del soggetto, che porta ad una infiammazione della muscolatura e delle strutture legamentose
- Cause Degenerative: Artrosi cervicale
La spondilosi cervicale è una di quelle evenienze che viene inizialmente diagnosticata con una normale lastra e colpisce generalmente le persone anziane. Si possono formare delle apposizioni di calcio soprattutto a livello delle faccette articolari (struttura di contatto tra le vertebre) che limitano il movimento e possono influenzare il flusso ematico che porta il sangue al cervello mediante le arterie vertebrali che scorrono all’interno di un piccolo canale che si trova lateralmente al corpo vertebrale in stretto contatto con le faccette articolari che possono andare incontro a fenomeni artrosici.
La figura qui sotto spiega meglio il concetto:
Quando è presente la spondilosi cervicale sono spesso associate vertigini, dolore al collo, intorpidimento delle braccia (cervicobrachialgia) e soprattutto una rigidità muscolare accentuata nei movimenti di rotazione e di inclinazione del capo.
Il paziente affetto da cervicalgia e vertigini avverte la sensazione di avere la testa “ovattata”, soprattutto nei cambi di postura (passaggi dal letto alla posizione eretta), oltre a un senso di sbandamento con giramento di testa che può essere anche importante.
In questa sindrome spesso si associa ansia generalizzata che può innestare una serie di sintomi correlati davvero molto frequenti come:
- Stanchezza
- Sonnolenza
- Dolore al petto
- Battito cardiaco accelerato (tachicardia)
- Intorpidimento degli arti
- Crampi e dolori addominali
- Crisi di panico generalizzate
- Secchezza nella bocca
- Impossibilità di guidare per i capogiri
I cambiamenti climatici influiscono negativamente sui sintomi che possono insorgere anche due giorni prima.
Cenno a parte è la possibilità nei casi gravi di episodi di nausea e vomito che soprattutto nelle donne incinte sono molto frequenti.
Diagnosi differenziale va fatta con Vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB) che è una patologia a carico dell’orecchio interno che, a causa di un malposizionamento degli otoliti, determinano una sintomatologia di vertigine molto violenta che necessita di una serie di manovre che vanno eseguite da un otorino.
Quale è la cura per risolvere una cervicalgia con associazione di vertigini?
La prima cura è sicuramente la corretta diagnosi. Conoscendo per bene quale è la causa delle vertigini si può attuare un piano terapeutico riabilitativo ad hoc.
In linea di massima, la fisioterapia deve lavorare su più fronti cercando di fornire un trattamento a 360 gradi nei confronti della sintomatologia e tentare di correggere le abitudini scorrette che portano alla comparsa dei sintomi e dell’infiammazione.
Nelle fasi molto acute con vertigini e capogiri importanti, va per prima cosa combattuta l’infiammazione, mediante farmaci appropriati come cortisonici e farmaci anticolinergici per combattere nausea e sbandamenti.
Appena la situazione è stabilizzata (già qualche giorno di riposo e con farmaci adeguati), si può iniziare il trattamento riabilitativo.
SI utilizza un protocollo che prevede infrarossi, massoterapia, Tecarterapia e laser ad alta potenza.
Vengono di aiuto le manovre chiropratiche di mobilizzazione del rachide cervicale, per “sbloccare” eventuali blocchi cervicali (soprattutto delle prime 2 vertebre) ma sempre dopo aver trattato preventivamente la muscolatura così da trattare in maniera meno diretta la disfunzione ed evitare eventuali recidive.
Può essere di aiuto modificare il cuscino su cui si dorme. Se consideriamo che durante la notte si poggia la testa per circa 8 ore su una struttura inerte, si comprende facilmente come un cuscino corretto può essere un valido aiuto.
Questi trattamenti sopraelencati sono molto utili ma va considerato che agiscono soprattutto sulla sintomatologia, lavorando poco sulla causa del problema. Come abbiamo visto poco sopra infatti, il problema è ampio e compito del fisioterapista è certamente indagare sulle abitudini posturali del paziente e scoprire se ci sono problematiche posturali generali che necessitano di una rieducazione posturale mirata.