Posturologia

 

Introduzione e concetto di globalità

Se dovessimo chiede a più persone che si occupano di postura di definire la posturologia, molto probabilmente otterremmo numerose definizioni anche diverse tra loro; un ampio spettro di discipline e dunque di figure professionali infatti si occupano di postura ognuna con un taglio proprio ed affine alla sua specializzazione. La posturologia può essere intesa come una grande branca trasversale della medicina che si occupa delle problematiche posturali coinvolgendo specialisti di estrazione diversa.

Posturologia

La posturologia, come del resto altre discipline, non può esistere se non all’interno di una concezione globale del corpo e della “malattia”; essa si apre dunque al concetto di globalità e non può fare a meno di avvalersi dell’appoggio delle varie branche specialistiche della medicina. Allo stesso modo, se un dentista, un podologo, un ortottista, un fisioterapista, un osteopata intendono occuparsi di postura dovranno obbligatoriamente aprirsi mentalmente verso le altre discipline e prendere in considerazione una collaborazione interdisciplinare, quantomeno avvalendosi di un posturologo. L’approccio globale non è dunque pura filosofia, ma è l’unico sistema pratico di fare postura.

Definizione di postura e modelli interpretativi

Per postura possiamo intendere la posizione del corpo nello spazio e la relazione spaziale tra i segmenti scheletrici, il cui fine è il mantenimento dell’equilibrio (funzione antigravitaria), sia in condizioni statiche che dinamiche, cui concorrono fattori neurofisiologici, biomeccanici, psicoemotivi e relazionali.

La postura, pur essendo un fenomeno profondamente unitario, può essere studiata attraverso tre modelli interpretativi: il modello neurofisiologico, il modello biomeccanico e il modello psicosomatico.

Il modello neurofisiologico è per così dire quello proprio della posturologia, basato sullo studio del tono posturale e delle funzioni di equilibrio. Il Sistema Tonico Posturale (STP) coinvolge tre attori protagonisti: i recettori ovvero le cosiddette entrate del STP (piedi, occhi, apparato stomatognatico, orecchio interno, sistema cutaneo, apparato muscolo-scheletrico, ecc.), il SNC e la muscolatura tonico-posturale.

Posturologia

I recettori mandano un segnale di entrata (input) che viene elaborato a livello del SNC dal quale si avvia la risposta (output). Il segnale di output altro non è che il tono delle varie catene mio-fasciali che modificano l’atteggiamento posturale. A livello posturale il lavoro diagnostico e terapeutico puro deve obbligatoriamente svolgersi nell’ambito del sistema di input (recettori), il lavoro a livello di output (Mezeries, RPG o altre metodiche) può servire come integrazione.

Bisogna inoltre sottolineare che non ci troviamo all’interno di un sistema lineare, in cui esiste cioè un rapporto diretto causa-effetto, ma all’interno di un sistema detto appunto non lineare dove a livello del computer centrale (black box) vengono integrate le informazioni tra loro.

La postura, quindi, è fortemente influenzata dalle informazioni provenienti dai vari recettori del Sistema Tonico Posturale, in particolare i piedi, la bocca e gli occhi sono sicuramente tra i recettori più importanti. Può succedere ad esempio che un problema di propriocettività podalica o di malocclusione può riverberarsi a livello di tutto il corpo provocando un disagio o un malessere in una zona (generalmente il rachide) anche lontana dai piedi o dalla bocca e ciò è possibile perché bisogna immaginare il corpo come costituito non da muscoli a se stanti, ma da lunghe catene muscolari che collegano, insieme al tessuto connettivo e perciò definite mio-fasciali, l’intero organismo dalla testa ai piedi. È pertanto abbastanza intuibile come un disequilibrio a livello dei piedi, come anche un problema di malocclusione, provochi a livello locale uno squilibrio muscolare che però non si limita in quella regione specifica ma si propaga su tutta la catena muscolare e dunque potenzialmente su tutto l’organismo. Altre entrate del Sistema Tonico Posturale altrettanto importanti sono:

  • cicatrici patologiche, principalmente quelle addominali che scaricano sul metamero mantenendo la muscolatura contratta, formano aderenze e di conseguenza alterano la postura;
  • deglutizione atipica;
  • lesioni osteopatiche con limitazione o blocco del movimento di alcune importanti articolazioni;
  • esiti di colpo di frusta e quindi problematiche che coinvolgono il sistema cranio-sacrale;
  • traumi fisici importanti come fratture e distorsioni;
  • problematiche viscerali;
  • problematiche psico-emotive (il maniacale avrà una postura ben diversa dal depresso).

Con il modello biomeccanico vengono analizzati i rapporti tra atteggiamenti corporei e forza di gravità e viene studiata l’organizzazione delle catene cinetiche e della statica. Di norma nelle alterazioni posturali gli squilibri più facilmente visibili si hanno proprio a livello statico e biomeccanico: nella statica, con la perdita dei rapporti armonici ed equilibrati tra i vari segmenti scheletrici nei tre piani dello spazio; a livello biomeccanico, con la rottura delle sinergie muscolari equilibratrici e l’alterazione della meccanica articolare.

Da un punto di vista biomeccanico, l’alterazione posturale si inserisce in un complesso sistema organizzato di catene articolari funzionalmente collegate con le catene muscolari grazie alle strutture capsulo-legamentose e alle fasce aponevrotiche. Mentre le catene muscolari danno vita al movimento, ne condizionano l’intensità e in parte l’ampiezza, e garantiscono il mantenimento della statica umana, le catene articolari sono piuttosto responsabili dell’escursione angolare e insieme della direzione del movimento. In virtù di questa interrelazione funzionale tra catene muscolari e catene articolari, si capisce come un disequilibrio delle tensioni muscolari provoca immediatamente la riorganizzazione di un nuovo equilibrio adattativo, e quindi una rielaborazione dello schema corporeo, determinando una sostanziale asimmetria dei segmenti corporei e delle funzioni cinetiche. Non è possibile, infatti, una corretta organizzazione articolare senza equilibrio delle tensioni muscolari.

Non c’è dubbio che la sola lettura in chiave neurofisiologica e biomeccanica non può dare in alcun caso una visione completa del complesso fenomeno posturale; accanto a questi modelli interpretativi è necessario affiancare il modello psicosomatico che utilizza gli strumenti propri della clinica psicosomatica.

Per il posturologo sono molto importanti gli aspetti ontogenetici in cui il soggetto, a cominciare dalla vita intrauterina e per tutta l’età evolutiva, costruisce il proprio Io attraverso una propria struttura caratteriale e corporea. Lo sviluppo della personalità procede di pari passo con lo sviluppo della struttura corporea, cosicché la postura abitualmente assunta rispecchia fedelmente i tratti caratteriali preminenti della persona.

Con il passare degli anni e in particolare con l’Analisi Bioenergetica di Lowen è stato possibile definire una serie di atteggiamenti posturali legati a determinati tratti caratteriali ed emotivi del soggetto. Sono state individuate cinque strutture caratteriali fondamentali, ognuna delle quali correlata ad un certo periodo evolutivo ed alla frustrazione di uno specifico bisogno del bambino: queste cinque strutture sono denominate schizoide, orale, masochista, psicopatica e rigida. Inoltre il tratto caratteriale narcisista può interessare trasversalmente ognuna di queste strutture. Ciascuna di queste cinque strutture caratteriali presenta una specifica struttura corporea e muscolare, un tipico livello energetico nel corpo, una serie di vissuti emotivi preminenti e atteggiamenti relazionali caratteristici.

Un attento esame posturale integrato ad un’analisi psicologica può facilmente mettere in evidenza tali relazioni, anche se è necessario tenere sempre a mente l’unicità e la complessità del singolo individuo, in cui possono coesistere e combinarsi tra loro più tratti caratteriali (ad esempio il tratto orale può essere presente insieme al rigido).

Per capire questa complessità bisogna tenere a mente il ruolo delle tensioni muscolari, che a livello psicofisiologico sono il principale strumento difensivo dell’Io espresso a livello corporeo. Queste tensioni muscolari possono avere un vero e proprio significato morfogenetico e di modellamento dell’atteggiamento posturale nel suo insieme. In definitiva, in virtù di questo complesso gioco di tensioni muscolari croniche, gli aspetti psico-emotivi si esprimono nella postura del soggetto condizionando nel suo insieme il sistema posturale.

La Postura di ogni individuo è il risultato di tutti gli adattamenti e compensi che l’organismo ha dovuto affrontare e superare per assicurare le sue diverse funzioni e mantenere la sua omeostasi.

Adattamenti dell’organismo

Non tutti gli squilibri muscolari generano un problema fisico specifico, altrimenti non saremmo in grado di sopportare neanche la più piccola disarmonia. È evidente che l’organismo è in grado di compensare e porre rimedio agli squilibri attraverso la capacità di adattarsi. Bisogna immaginare la capacità di adattamento del corpo come un vaso; le problematiche che via via accompagnano l’individuo nel corso della sua vita (lesioni, traumi, cicatrici, malocclusione, ecc.) si sommano e vanno a riempire questo “contenitore”. Le capacità di adattamento però non sono infinite e quando le problematiche sono molte ed importanti il vaso è inevitabilmente colmo e a quel punto basta anche una piccola goccia, cioè un piccolo problema, per farlo traboccare.

Esiste la postura ideale?

Se pensiamo che basta semplicemente essere destrimani o mancini per avere uno squilibrio dei piani scapolari e pelvico nello spazio, si può certamente affermare che la postura ideale non può esistere in nessun individuo ed è perciò l’asimmetria ad essere la regola. È ovvio che tutto si gioca all’interno di un range di tolleranza oltre il quale lo squilibrio, o meglio più squilibri, diventano “scompensanti” il Sistema Tonico Posturale e sono quindi da correggere.

In condizioni di normalità lo squilibrio muscolare è assente o minimo; quando si riscontra una condizione di squilibrio muscolare, bisogna sapere che questa condizione rappresenta sempre una risposta all’organismo ad una informazione “alterata” in entrata. Bisogna perciò andare a ricercare la sua possibile origine e questo è possibile “indagando” a livello recettoriale e bisogna fare molta attenzione perché gli squilibri possono essere molteplici e in alcuni casi non tutto deve essere per forza corretto, specie se il soggetto non presenta alcuna sintomatologia. Molto spesso infatti capita di trovarsi di fronte a degli adattamenti che sono dei servo-meccanismi per il corpo e quindi togliere uno squilibrio potrebbe voler dire andarne a creare dei nuovi altrove. Non bisogna mai dimenticare che la posturologia è un sistema non lineare.

Compiti del posturologo

Una valutazione posturale deve porsi come obiettivo primario quello di evidenziare in maniera chiara i vari squilibri della muscolatura tonico-posturale. Non bisogna pertanto limitarsi alla sola valutazione delle simmetrie dei vari reperi corporei ma si devono attuare tutta una serie di test, detti appunto “posturali”, utili per capire la causa che determina l’alterazione posturale. L’equilibrio tonico, più che il “riallineamento” dei segmenti del corpo deve essere il fine ultimo della visita.

Per restituire l’equilibrio tonico-muscolare bisogna ricordarsi che ha determinare lo squilibrio sono le informazioni in entrata (input) e bisogna perciò “giocare” a livello di queste informazioni in maniera che il risultato sia una risposta globale adeguata. In prima istanza occorre capire dove possa risiedere l’origine del problema. I test posturali sono in grado di dirci con buona precisione la possibile origine del problema (piedi, occhi, bocca, ecc.), mentre in un secondo momento sarà possibile, attraverso l’utilizzo di stimoli propriocettivi (si utilizzano ad esempio calette di spessore variabile tra 1 e 2,5 mm a livello dei piedi e nell’ordine di 1 mm a livello della bocca) constatare il loro effetto sul Sistema Tonico Posturale. Questi stimoli, adeguatamente collocati, mandano un’informazione al SNC il quale istantaneamente elabora l’output desiderato e riequilibra il sistema (è possibile constatarlo ri-testando il soggetto). In base ai risultati dei test, a questo punto potrà essere preparata una soletta propriocettiva, un bite oppure si renderà necessaria un’ulteriore valutazione di tipo osteopatico ed altro ancora.

La relazione biunivoca apre al concetto di interdisciplinarietà e dunque al lavoro di equipe. Il paziente posturale infatti non è a priori “di nessuno” ed è solo dopo un’attenta analisi posturale che possiamo capire da chi è più opportuno indirizzare la persona per il trattamento definitivo.

Ostacoli alla riprogrammazione posturale

Per riprogrammazione posturale intendiamo l’atto di dare un’informazione costante all’organismo, per un periodo sufficientemente lungo, tale da reengrammare lo schema posturale fino a renderlo stabile. Possiamo perciò mettere una soletta propriocettiva, un bite, oppure rieducare la lingua o la muscolatura extra-oculare, ma tutto ciò potrebbe risultare inutile se prima non vengono eliminati altri squilibri o disfunzioni che impedirebbero una riprogrammazione ottimale. Un trauma articolare, numerose lesioni osteopatiche, un blocco del coccige o della prima costa, cicatrici o una deglutizione atipica possono ad esempio mandare informazioni al computer centrale indipendentemente dal nostro lavoro propriocettivo.

Fondamentale importanza va data alle cicatrici, soprattutto quelle addominali, che scaricano continuamente sul metamero provocando una risposta muscolare riflessa che ostacola la riprogrammazione e la deglutizione atipica in quanto la postura della lingua a riposo è con la porzione anteriore a contatto con il palato nella regione retroincisiva; durante la deglutizione la lingua si porta in alto e indietro per accompagnare il bolo nel faringe. In una deglutizione viziata, la lingua a riposo si trova in posizione bassa e all’atto della deglutizione spinge in avanti anziché indietro. Questo movimento, innaturale per l’adulto, ma naturale solo nel neonato, coinvolge le ossa craniche e soprattutto le ossa del tratto cervicale della colonna che hanno rapporti con la muscolatura linguale. Se consideriamo che gli atti deglutitori sono nell’ordine dei 1500-2000 nel corso della giornata, non sarà difficile rendersi conto delle cervicalgie e delle cefalee muscolo-tensive nucali che questo schema errato può direttamente provocare.

Conclusioni

La posturologia è una grande branca trasversale della medicina dalle potenzialità sorprendenti; la sua applicazione trova spazio in numerosi settori.

Per lo sport di alto livello ad esempio sappiamo bene quanto un organismo debba funzionare alla perfezione per poter rendere al massimo. Un corpo fortemente squilibrato d’altro canto, creerà le premesse per una resa non ottimale ed in ultima analisi per l’infortunio. Il lavoro d’equipe, tanto auspicato, ma sempre di difficile attuazione, è veramente una risorsa nella risoluzione delle problematiche posturali ed il posturologo diventa una figura centrale e di riferimento all’interno del gruppo di lavoro.

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